A volte tuttavia il Fuoco di S. Antonio può condurre ad una condizione di dolore cronico, conosciuta come neuralgia post erpetica (PHN), il cui trattamento è difficile. Dopo un attacco di varicella, il virus zoster si ritira nelle cellule nervose dell’organismo, dove può restare dormiente per decenni. Tuttavia in certe condizioni, quasi sempre correlate all’età o ad un organismo debilitato, il virus si risveglia e inizia a riprodursi. Una volta attivato, il virus viaggia lungo il sentiero di un nervo fino a raggiungere la superficie dell’epidermide, dove dà sfogo a tutta la sua virulenza. In un primo tempo i sintomi dell’insorgere della malattia possono essere non facilmente identificabili, al punto da indurre a diagnosi errate.
L’individuo colpito dal Fuoco di S. Antonio, prima dell’insorgere dell’eruzione cutanea, avverte torpore, prurito, o qualche forma di dolore. Può essere pertanto difficoltoso fare una diagnosi fino a quando l’eruzione cutanea non si sarà manifestata, dato che il dolore lamentato dal paziente, se particolarmente forte, può venire scambiato per pleurite, calcoli renali, calcoli biliari, appendicite, o anche un attacco di cuore, a seconda della parte del corpo dove il nervo è stato colpito.
Quando finalmente il virus raggiunge l’epidermide, di solito da due a cinque giorni dopo i primi sintomi, l’eruzione delle vescicole svela ogni cosa. Il virus, infettando le cellule della pelle causa l’insorgere delle vescicole a grappolo di colore rosso simili a quelle della varicella, e provoca forti dolori. Sarà possibile per medico riconoscere il Fuoco di S. Antonio rispetto alla varicella (o ad una dermatite o forma di intossicazione) da come sono distribuite le macchie sulla parte colpita. Infatti la malattia si manifesta su una parte della pelle fornita di fibre sensoriali di un singolo nervo, denominata dermatomo. Le vescicole si formano disegnando una specie di cintura su un lato del corpo, tipicamente il tronco, oppure su un lato del viso, attorno al naso e gli occhi. Nel dubbio, test di laboratorio potranno confermare la presenza del virus. L’eruzione inizia con grappoli di minuscole protuberanze che velocemente sviluppano vescicole contenenti liquido sieroso, per poi aprirsi, e asciugandosi portare alla formazione di crosticine. In quattro o cinque settimane la malattia avrà fatto il suo decorso, le crosticine si staccheranno, la pelle cicatrizzerà e il dolore si attenuerà.
Il Fuoco di S. Antonio è una malattia contagiosa?
Sì, pur comportando una forma di contagio diverso rispetto alla varicella. Il virus zoster è responsabile di ambedue le malattie, ma il metodo di infezione non avviene allo stesso modo.
- Sia il virus della varicella che lo zoster del Fuoco di S. Antonio possono trasmettere la varicella.
- Il virus zoster del Fuoco di S. Antonio nella sua forma latente (inattivo) non è mai contagioso.
Come si contrae la varicella. La maggior parte degli individui viene colpita dalla varicella in seguito al contatto con altre persone che ne sono affette. La più comune forma di trasmissione del contagio avviene attraverso lo starnuto o colpi di tosse e il respiro della persona infetta. E’ talmente contagiosa che solo a poche persone non ancora immunizzate capita di non contrarre questa diffusa malattia quando vengono in contatto con persone che ne sono colpite.
E’ possibile contrarre la varicella anche in conseguenza del contatto diretto con una persona colpita dal Fuoco di S. Antonio nella sua fase eruttiva, se non si è stati preventivamente vaccinati contro la varicella o non la si è mai avuta prima. In casi del genere la trasmissione avviene nel corso della fase attiva, quando le vescicole a grappoli sono in eruzione ma non ancora asciugate. L’Herpes zoster si propaga solo dall’eruzione. Una persona colpita dal Fuoco di S. Antonio non può trasmettere il virus tramite il respiro o colpi di tosse.
Il Fuoco di S. Antonio si sviluppa solo dal risveglio del virus zoster della varicella in una persona che abbia in passato avuto questa malattia. In altre parole, il Fuoco di S. Antonio non è trasmissibile ad un’altra persona né attraverso l’aria, né attraverso il contatto con l’eruzione delle vescicole.
Fattori di rischio della Varicella
Statistiche riguardanti la malattia, mostrano che tra il 70 e il 90% dei casi di varicella colpiscono bambini di età inferiore ai 10 anni. Tuttavia, dopo l’introduzione del vaccino, disponibile da qualche anno, l’incidenza della malattia è crollata del 90%. L’epidemia avviene di solito verso la fine dell’inverno, inizio primavera. Il contagio avviene anche per contatto diretto con piaghe aperte (vestiti, lenzuola e indumenti vari non trasmettono il contagio).
Un paziente affetto da varicella può trasmettere la malattia a partire da due giorni prima dell’insorgere delle eruzioni cutanee fino alla scomparsa delle stesse. Questo periodo di infettività può essere calcolato in 5 – 7 giorni. Con l’essiccazione delle bollicine e la formazione di crosticine sulla pelle la malattia non è più trasmissibile.
Fattori di rischio del Fuoco di S. Antonio
Negli Usa vengono riportati circa 500.000 casi di malattia ogni anno. Chiunque in passato abbia avuto la varicella corre il rischio di contrarre il Fuoco di S. Antonio più avanti. Il che starebbe a significare che il 90% degli adulti negli Stati Uniti sono a rischio. Nella realtà, il Fuoco di S. Antonio colpisce dal 10 al 20% di questi adulti nel corso della loro vita. Questo dato dimostra quindi che devono esserci alcuni fattori che concorrono ad aumentare il rischio dell’insorgere della malattia.
Il processo di invecchiamento. Con l’avanzare dell’età il rischio aumenta di pari passo, e il numero complessivo di casi indubbiamente crescerà, parallelamente all’invecchiamento della generazione del “boom delle nascite”. Uno studio ha previsto che una persona che raggiunge gli 85 anni d’età ha il 50% di probabilità di essere colpita dal Fuoco di S. Antonio. Il rischio di essere colpiti da neuralgia post erpetica (PHN) è altrettanto maggiore nelle persone anziane, ed aumenta progressivamente dopo i 50 anni. La PHN comporta un dolore persistente ed è la complicazione più temuta del Fuoco di S. Antonio.
Immunosoppressione. Gli individui il cui sistema immunitario è compromesso da malattie come l’AIDS o forme di cancro infantile sono più a rischio rispetto alle persone con il sistema immunitario integro. Il Fuoco di S. Antonio in persone sieropositive può dare indicazione dell’insorgere di AIDS conclamato. Inoltre, alcuni farmaci usati per l’HIV, noti come inibitori della proteasi, possono aumentare il rischio di risveglio dello zoster “silente”.