Nome comune: Aristolochia
Francese: Aristoloche
inglese: Aristolochy
Famiglia: Aristolochiaceae
Parte utilizzata: rizoma e foglie
Costituenti principali della Aristolochia:
- 0,4% olio essenziale
- acido aristolochico (0,9%)
- magnoflorina (alcaloide)
- allantoina
- pigmento flavonico
- pigmento amaro: clematinina
Attività principali: emmenagoga e ossitocica; diuretico-purgativa; immunostimolante
Impiego terapeutico: sconsigliato
Gli estratti d'Aristolochia hanno proprietà stimolanti l'attività fagocitarla con conseguente aumento delle capacità di difesa dell'organismo alle infezioni batteriche. Esternamente i preparati d'Aristolochia erano utilizzati come cicatrizzanti (allantoina) nelle ulcerazioni e piaghe in genere e nelle paronichie delle mani e dei piedi.
Nel fitocomplesso della pianta è presente, però, l'acido aristolochico, che rappresenta il principio attivo, il quale, anche se possiede un'azione antiflogistica, diuretica e immunostimolante è tuttavia carcinogeno.
Curiosità sulla Aristolochia
- Deve il suo nome al greco Aristos (ottimo) e ìokein (lochi), in quanto la tradizione le riconosce proprietà atte a promuovere le mestruazioni ed i lochi dopo il parto.
- Nel Medioevo era impiegata per combattere i disturbi gastrici, nel XVII e XVIII secolo contro la gotta, nel XIX secolo contro le febbri intermittenti; poi il suo uso venne abbandonato.
- Aristolochia cymbifera, pianta dell'America del Sud: radici e foglie segnalate come emmenagoghe, antisteriche, stimolanti, e dotate di azione analoga a quella della Valeriana, erano raccomandate come sedativo nelle malattie cutanee, in particolare nel prurito e nell'eczema secco; dell'Aristolochia serpentaria, chiamata anche Serpentaria della Virginia o Radice viperina, era utilizzata la radice (0,2% olio essenziale contenente borneolo): trovava impiego come eccitante, tonico, diaforetico e febbrifugo. Era considerata antidoto al veleno dei serpenti: in effetti l'acido aristolochico è in grado di inattivare alcuni veleni (Naja naja atra) mentre non avrebbe alcun effetto nei confronti di altri.
Tossicità ed effetti collaterali della Aristolochia
Tutte le specie del genere Aristolochia presentano proprietà nefrotossiche, mutagene e cancerogene (vedi sopra). Se ne sconsiglia pertanto l'impiego. A questo proposito si riporta quanto segue: «Si noterà, infine, dato che alcuni hanno messo in dubbio che gli acidi aristolocichi siano responsabili nelle nefropatie, che un caso di fibrosi interstiziale renale è stato diagnosticato in un uomo di 56 anni che per quattro anni aveva consumato un infuso di Aristolochia pistolochia.» L'autore di questa frase pensava che questa specie, indigena nella regione della Catalogna, fosse adatta ad alleviare i dolori addominali che lo affliggevano.