La pubalgia traumatica
Nel caso di pubalgia traumatica essa compare in seguito ad un trauma diretto della sinfisi pubica, nel caso in cui il pube non è in alcun modo “causa” ma viceversa “vittima” della pubalgia le catene muscolari del tronco e degli arti inferiori ci offrono il filo conduttore dell’analisi della pubalgia cronica.
La pubalgia è molto frequente negli ambienti sportivi, ma spesso se ne parla tanto senza cognizione di causa; il termine è adoperato per indicare qualunque dolore colpisca la regione pubica, un terreno molto vasto e vario che può comprendere lesioni anatomiche di varia natura e gravità.
Le cose si semplificano molto con un piccolo richiamo anatomico della zona che consente di formulare alcune considerazioni: il pube è una zona molto rinforzata in modo particolare sul piano capsulo-legamentoso e tendineo-muscolare; esso costituisce congiuntamente al pube controlaterale la sinfisi pubica un vero e proprio crocevia; al di sopra, infatti, troviamo il tronco e la colonna vertebrale, al di sotto gli arti inferiori.
Il pube riceve cosi dei tendini che vengono dall’alto (muscoli grandi retti dell’addome, obliqui e traversi) e dal basso (in special modo dagli adduttori).
Insomma, il pube risulta essere una cerniera anatomicamente molto stabile, rinforzata da molte strutture legamentose ed al tempo stesso il punto d’incontro di tante strutture tendinee; inoltre, non bisogna dimenticare la sua funzione di ammortizzatore delle linee di forza discendenti (gravità) e di quelle ascendenti (reazione al suolo).
Cosi la pubalgia si può manifestare in una sofferenza sia dell’articolazione del pube stesso (per un movimento a forbice, ad esempio in caso di appoggio al suolo di un solo piede), sia degli addominali, degli adduttori, oppure per una combinazione di tutte e tre le componenti.
Elementi che favoriscono la comparsa della pubalgia
Tra gli elementi che favoriscono la comparsa della pubalgia troviamo gli sport in cui i microtraumi sono ripetuti (calcio, tennis, hockey su ghiaccio, pallavolo, corsa ad ostacoli), quando esiste un conflitto funzionale tra addominali insufficienti e adduttori troppo potenti.
Inoltre è obbligatorio sapere che i tendini dei muscoli addominali delimitano proprio sopra il pube l’orifizio inguinale il quale da una parte potrebbe essere la sede di un ernia inguinale e dall’altra permette il passaggio del cordone spermatico.
Questo spiega:
- che ogni dolore della regione pubica non è sempre una "banale pubalgia", ma può essere una vera e propria ernia inguinale;
- che i due elementi potrebbero associarsi;
- che la pubalgia si può manifestare con dolori irradiati alla zona dello scroto.
Trattamento per la cura della pubalgia:
Il trattamento utile per curarla è prima di tutto il riposo e l’astensione dalla pratica sportiva responsabile per circa 2-4 mesi, in secondo luogo è prevista una rieducazione dolce della colonna vertebrale, si deve ricercare un difetto statico (gamba corta per esempio) o dell’articolazione dell’anca e, passata la fase acuta, si deve procedere al rinforzo e riequilibrio progressivo dei muscoli adduttori e di quelli addominali.
Farmaci nel trattamento per la cura della pubalgia:
Al riposo va inoltre associata una terapia anti-infiammatoria, farmaci antalgici, decontratturanti muscolari, chinesiterapia, lavoro in piscina; molto indicato, inoltre, è l’intrevento dell’osteopatia; l’osteopata, infatti, tramite test molto mirati e specifici ricerca le cause che danno vita alle manifestazioni dolorose, siano esse articolari, muscolari o viscerali.
Quando intervenire chirurgicamente nei casi di pubalgia:
Se malgrado tutte le misure preventive e terapeutiche le pubalgia dovesse recidivare, si deve prendere in considerazione l’ipotesi dell’intervento chirurgico; i risultati il più delle volte sono eccellenti e permettono al paziente di riprendere la pratica sportiva sin dal secondo mese.
Roberto Folleri
Dott. in Scienze Motorie
Osteopatia e Personal Trainer
Cagliari